sabato, gennaio 12, 2008

Meno rifiuti - più riciclo

Per Mario Tozzi due sono le soluzioni:
1 - produrre meno rifiuti;
2- raccogliere i rifiuti in maniera differenziata e riciclarli

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Dove i rifiuti diventano una risorsa
di Mario Tozzi - La Stampa

del 12/1/2008
Fingiamo che l’annegamento dei cittadini campani in un mare di rifiuti non sia anche un problema di ordine pubblico e di malavita organizzata e che dipenda, come altrove in Italia, solo dall’ingente quantità di pattume che riusciamo a produrre, qualcosa come oltre 650 kg per persona ogni anno. Cosa dovremmo fare operativamente per avviare a una soluzione definitiva la questione? Una discarica non è mai la soluzione globale del problema rifiuti, sebbene quello di gettare gli avanzi attorno sia uno dei gesti più antichi dell’uomo. Una discarica è solo un buco per gettare soprattutto materia organica - la cosiddetta «frazione umida» - che copre circa il 30% del complesso dei rifiuti solidi urbani (Rsu), cioè resti di frutta e verdura, avanzi di cibo, ossa, bucce e quant’altro. Poi c’è la carta (28%), la plastica (16%), il legno e i tessuti (4%), il vetro (8%) e i metalli (4%), insieme con gli altri rifiuti che compongono la «frazione secca». E la frazione umida puzza, pure se, paradossalmente, l’aria di una discarica è certamente più salubre di quella del centro storico di Napoli, strangolato dal traffico. La puzza dei rifiuti non è gradevole, ma non intossica, come invece le diossine dei cassonetti incendiati per le strade.
Le discariche poi sono pericolose perché, a lungo termine, comunque inquinano: per quanto isolate artificialmente e poste in luoghi geologicamente adatti, sono soggette a perdere liquidi con probabile contaminazione di falde idriche, suoli e gas. Le discariche mangiano territorio e spazi comuni, alterano il paesaggio, richiamano gabbiani, topi, cornacchie, piccioni. Insomma i buchi non funzionano, perché dovremmo ancora sorbirceli magari per sempre? Non è nemmeno una soluzione bruciare i rifiuti, come si suggerisce a gran voce, non tanto per i problemi di carattere ambientale legati alle ceneri solide o ai fumi emessi al camino, carichi di diossine e polveri sottili anche quando restano nei limiti di legge. Da questo punto di vista un inceneritore non è più malefico del traffico cittadino responsabile di centinaia di migliaia di morti l’anno solo in Italia. Piuttosto è il bilancio energetico a essere in difetto perché si ottiene molta meno energia da un oggetto bruciato rispetto a quella che si è dovuta impiegare per costruirlo. Bruciare i rifiuti non conviene.
Due sono le soluzioni e le conosciamo bene: primo, produrre meno rifiuti, cioè ridurre di peso e volume gli imballaggi, cosa che aziende e ditte non hanno ancora cominciato significativamente a fare. Secondo, raccogliere i rifiuti in maniera differenziata e riciclarli, operazione che porta quattro vantaggi: allunga la vita delle materie prime, riduce gli inquinamenti, fa risparmiare energia e tutela il paesaggio dall’apertura di nuove cave e miniere. È un’operazione vecchia, che già si faceva nel nostro Paese negli Anni 60, quando i netturbini venivano a raccogliere fino davanti la porta di casa il contenuto dei secchi zincati foderati di fogli di giornale. Anzi, fino dalla Napoli del Settecento, le cui strade erano pulitissime, perché tutto veniva portato agli orti della campagna per ammendare il terreno e coltivare.
Si dice: però in Campania c’è un’emergenza. Ma che emergenza è quando se ne parla da almeno quindici anni e non si sono fatti passi in avanti di un qualche rilievo? Forse la via per uscire dall’emergenza è quella di considerarla cronicizzata e di comportarsi come il buon senso vorrebbe prendendo il tempo che ci vuole: campagne di educazione sul problema, partenza di una seria strategia per la raccolta differenziata e riciclaggio, seguendo l’esempio di comuni più piccoli, ma oculati che hanno capito - prima della camorra - che i rifuti possono diventare un affare (pulito) quando non li si considera più scarti, ma risorse. Almeno fino a quando non si arriverà al sospirato (ma forse utopistico) azzeramento dei rifiuti. Nell’ormai mitologico comune di Peccioli (Pi) arrivano oltre 600 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani che qui vengono trattati e producono oltre tre milioni di euro l’anno con i quali l’amministrazione provvede alle spese correnti e anche a quelle straordinarie. Non contenti, a Peccioli hanno costituito un azionariato popolare per cui i cittadini si dividono i guadagni dello smaltimento controllato che gestiscono: 5 mila azionisti per un affare che non prevede speculazioni di Borsa e che non può conoscere crisi. Proprio quindici anni fa a Peccioli i rifuti erano un’emergenza, oggi sono una risorsa, converrebbe rifletterci.





sabato, gennaio 05, 2008

Vergogna: in edicola si vende materiale nazista


Se la svastica la compri in edicola
di Massimo Solani
su l'Unità del 04/01/2008

L’aquila imperiale dispiega le sue ali al centro di una corona di alloro e stringe negli artigli una croce uncinata. Una immagine che dà i brividi comunque la si guardi.E non cambia molto sapere che si tratta soltanto di un innocuo distintivo di brevetto da pilota della Luftwaffe, la forza aerea tedesca fondata durante la prima guerra mondiale e rifondata nel febbraio del 1935 dall’eroe dell’aria Hermann Göring su ordine di Hitler. Perché quel distintivo, oltre che pezzo forte della prima uscita in edicola, campeggia da giorni come simbolo dell’ultima creatura del già ricco catalogo di pubblicazioni settimanali della casa edittrice “Hobby & Work”. Si chiama “Fregi e uniformi della seconda guerra mondiale” (la prima uscita comprende anche il fregio da berretto degli ufficiali dell’Us Marine Corps) e stando alla descrizione del piano dell’opera «offre una selezionata collezione di fedeli riproduzioni dei distintivi dei corpi speciali diventati famosi a seguito delle loro azioni belliche, insieme a una rassegna, riccamente illustrata e presentata con le foto a colori, delle più interessanti e significative uniformi che equipaggiarono le truppe di terra, di mare e dell’aria, nel corso del più grande e drammatico evento bellico nella storia del genere umano». Messa così nient’altro che una interminabile e costosa raccolta (90 uscite settimanali, si legge nel sito Internet, a 9,90 euro) per collezionisti col pallino della storia bellica. Però forse c’è qualcosa di più, e di più furbo. E basta sfogliare il primo fascicolo per accorgersi che a proposito delle uniformi della seconda guerra mondiale, all’editore sta a cuore sottolineare innanzitutto la «straordinaria panoramica su tutte le uniformi del Terzo Reich». E le altre? E la completezza storica? Sarà mica che le divise degli altri paesi, la Francia piuttosto che l’Inghilterra solo per fare due esempi, fanno meno gola ad un nutrito pubblico di appassionati collezionisti di paccottiglia nazifascista? Lo stesso ricco “target” su cui proliferano centinaia e centinaia di siti Internet che accanto ai fregi e alle divise non disdegnano di vendere le pubblicazioni sulla razza di Julius Evola e i “Protocolli dei Savi di Sion”. E forse non è nemmeno un caso se l’elenco completo delle prossime uscite, presente sul sito della Hobby & Works, è un pullulare di Luftwaffe, Wermacht e X Mas. L’impostazione, insomma, è più che chiara. Del resto, si legge nella stessa pagina, «l´opera inizia con un´ampia rassegna dei Fregi degli appartenenti ai corpi del Terzo Reich, dai carristi della Wehrmacht e della Luftwaffe». E pazienza se qualcuno potrà storcere il naso nel vedere certi simboli in televisione, riproposti un tanto al giorno da un battage pubblicitario che sembra offrire il giusto diversivo al nostalgico annoiato e un pò imbolisto dopo le feste. Gli affari sono affari. Alla “Hobby & Works” questo lo sanno bene, e una volta individuato il mercato tanto vale spremerlo fino in fondo senza farsi troppi problemi. Nel settore storico del catalogo ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. Dai vhs e i dvd di “Hitler e il Terzo Reich” («l´opera per eccellenza sul nazismo» si legge nella presentazione. «Una rassegna completa sul periodo più buio della Germania, e dell´Europa, un´analisi approfondita sull´uomo che ha creato e impersonificato il Terzo Reich e sugli altri personaggi, civili e militari, che l´hanno concretamente aiutato») passando per la videoenciclopedia del Terzo Reich (Un’opera che si pone l’obiettivo di rispondere a domande quali: «Il popolo tedesco fu preda impotente del “Grande seduttore” oppure il seme dell´ideologia nazista venne piantato in un terreno piuttosto fertile?»). Senza dimenticare i 25 dvd (più i 5 splendidi film del Regime) della raccolta “Mussolini e il fascismo”: «Vent´anni di storia d´Italia, di Mussolini e del movimento politico da lui creato, attraverso documenti rarissimi, filmati inediti degli operatori di guerra e cinegiornali dell´epoca». Un’opera da non perdere.