lunedì, ottobre 26, 2009

Gerusalemme si prepara alla terza Intifada


Gerusalemme si prepara alla terza Intifada
Roberta Zunini (da "Il Fatto Quotidiano" del 25/10/2009)

Pochi giorni fa, arrivati al checkpoint di Qalandia –che, dopo la costruzione del muro, è l’accesso a Gerusalemme Est per la maggior parte dei cisgiordani, sempre che siano dotati di permesso d’ingresso israeliano –ci accolgono spari e grida.
In pochi secondi, assieme a decine di lavoratori della West Bank –gente che ogni mattina si mette in fila per ore tra metal detector, cancelli e prelievo delle impronte digitali –ci ritroviamo a correre per sfuggire ai lacrimogeni e alle bombe sonore, sparati dai soldati israeliani nascosti dietro a grossi sacchi.
Io mi infilo in una strada e trovo Abas e Tarseen che raccolgono dei sassi, altri ragazzi li stanno già lanciando.
Tarseen prima di tirare la pietra che stringe in pugno, dice che è una risposta alla polizia israeliana che da giorni impedisce agli uomini di entrare nella moschea di Al Aqsa a pregare e per quanto lo riguarda è anche una reazione agli sfratti e alle demolizioni delle case di palestinesi in corso a Gerusalemme Est.

“So che è una protesta inutile ma non riesco a stare a guardare e basta”, urla.“Gli ebrei devono smetterla di entrare nella spianata. Sono loro i provocatori. Non abbiamo iniziato noi. La Moschea è il nostro posto, loro hanno il Muro del Pianto, vengono sulla spianata solo per umiliarci”.
Con un fazzoletto sulla bocca prende la rincorsa.
La pietra, prima di lui, entra e scompare nell’aria fumosa.
Nel frattempo un altro ragazzo li raggiunge per avvisarli che nel campo profughi Shu’fat, sempre a Gerusalemme Est, un soldato israeliano è stato accoltellato forse per le stesse ragioni che hanno scatenato le sassaiole e sono in corso numerosi arresti tra i rifugiati dal ’48.

Proviamo ad andarci ma la zona è stata sigillata.
“Non si accede”, dice un soldato israeliano.
Da circa un mese l’asticella che segnala il livello di frustrazione, soprattutto a Gerusalemme Est, sembra essere arrivata alla tacca più alta e la rabbia è ormai pronta.
La questione religiosa è solo una delle cause. L’umiliazione subita dai palestinesi di Gerusalemme, costretti a mostrare i documenti a polizia e soldati israeliani ogni volta che intendono entrare nella Moschea di Al Aqsa a pregare, è palese nei loro sguardi più che nei discorsi.
Con i poliziotti in assetto antisommossa ed i militari armati è meglio non discutere animatamente.
I controlli servono respingere i fedeli con meno di 50 anni.
La restrizione anagrafica è iniziata dopo che circa duecento fedeli si sono barricati nella Moschea (a quando Israele ha occupato nel 1967 Gerusalemme Est, i palestinesi non possono rimanerci durante la notte) per difenderla da nuove irruzioni di ebrei ultraortodossi e coloni.
La settimana precedente un gruppo era entrato provocatoriamente nella spianata correndo recitando ad alta voce versi della Torah mentre i palestinesi stavano pregando; un’iniziativa deprecata anche dai grandi rabbini.
“Siamo nati e viviamo a Gerusalemme Est, le nostre famiglia sono qui da molte generazioni, ma gli israeliani dopo averci occupato ci esasperano facendoci sentir e pericolosi intrusi costretti ad esibire la blu Id ormai anche per andare a pregare in Moschea di venerdì”, dice un medico di 48 anni appena respinto da polizia e militari con l’anziana madre al suo braccio.
La carta blu è il documento che viene rilasciato dal Ministro degli Interni israeliani ai gerosolimitani palestinesi identificandoli come residenti temporanei.
Tanti gerosolimitani palestinesi hanno problemi anche a causa del muro, che di fatto ha ridisegnato i confini di Gerusalemme Est.
Ci sono quelli che, dato il suo percorso zigzagante, sono finiti dentro la municipalità di Gerusalemme, senza però vedersi accordata la residenza, altri invece sono finiti fuori dalla municipalità come gli abitanti di Ram, un villaggio che prima della costruzione della barriera, si trovava sul confine della municipalità di Gerusalemme Est.
Si tratta di un meccanismo Kafkiano anche quello del rilasci dei permessi di costruzione.
“E’ evidente che si costruisca abusivamente se i permessi non vengono accordati”, spiega Sarit Michaeli, portavoce di B’selem, una delle più note associazioni israeliani per la difesa dei diritti umani.
“E quando i permessi non vengono rilasciati è gioco facile che i palestinesi vengano sfrattati, le loro case demolite od occupate dai coloni.
Queste persone però un tetto lo devono avere.
E’ un circolo vizioso.
L’intento persecutorio è evidente soprattutto se paragonato ai progetti di espansione e costruzione di nuovi insediamenti ebraici nella zona di Valaja, sempre a Gerusalemme Est. Tutto questo sta rendendo la situazione di Gerusalemme Est molto fragile”.
“Per come sono andate le cose e per come stanno andando, non credo alla fattibilità dei due stati separati ed indipendenti.
A causa del fantasma demografico, del timore che i palestinesi diventino più numerosi degli ebrei, Israele porta avanti una politica di giudeizzazione dei territori occupati e soprattutto di Gerusalemme Est che una volta abitata da una maggioranza di ebrei non potrà certo diventare la capitale di uno Stato palestinese”, sottolinea Meir Margalit, assessore comunale e coordinatore dell’Icahd, il comitato israeliano contro le demolizioni di case palestinesi.

mercoledì, ottobre 14, 2009

RASSEGNE CINEMATOGRAFICHE IN SARDEGNA

RASSEGNE CINEMATOGRAFICHE IN SARDEGNA
Associazioni “Amicizia Sardegna - Palestina” e “Spazio058-Operatori di Pace”

LO SGUARDO DELLE DONNE SUI CONFLITTI IN MEDIORIENTE
Rassegne Cinematografiche in circuito

Dal 16 Ottobre al 14 Novembre
un mese di cinema attraverso gli occhi delle donne.

Dal 16 Ottobre per cinque settimane 7 comuni della Regione Sardegna ospiteranno la Rassegna "LO SGUARDO DELLE DONNE SUI CONFLITTI IN MEDIORIENTE",
che si svolge contemporaneamente, in circuito.
La Rassegna darà occasione di soffermarsi sul tema specifico delle donne all’interno dei conflitti in Medioriente, riflettendo sugli interrogativi e le aspirazioni proprie delle donne del luogo ma comuni a tutte le donne, oltre che la possibilità di usufruire gratuitamente di proiezioni di qualità.
All’interno del circuito sono previsti, a libera partecipazione, momenti di preparazione alla visione del film e di discussione alla presenza di registi ed esperti.

I Comuni coinvolti sono: Arbus -VS-, Bonarcado -OR-, Cagliari, Isili -CA-, Martis -SS-, Osidda -NU-,Scano Montiferro –OR-

A Cagliari le proiezioni si terranno in via Montesanto 28, sede dell'Associazione Amicizia Sardegna-Palestina, alle ore 21.00

17 ottobre Nozze in Galilea di Michel Khleifi/ Palestina-Belgio/ 1987
24 ottobre Speranza velata di Norma Marcos / Francia – Palestina/ 1994
31 ottobre Detained di Anat Even/ Israele/2001

Le proiezioni di novembre
04 novembre Arna’s Childrens di Juliano Mer Khamis /Israele, Palestina, Paesi Bassi/2003.
11 novembre Sotto le bombe di Phlippe Aractingi / Francia, Gran retagna,Libano/2007.


ELENCO DELLE OPERE.
TUTTE ESCLUSE DAI CIRCUITI COMMERCIALI E DIFFICILMENTE REPERIBILI

Nozze in Galilea di Michel Khleifi
112 min./ colore/ 35mm/ Palestina-Belgio/ 1987
In un villaggio palestinese da quattro mesi sono in vigore le leggi marziali a seguito di violente sommosse popolari. Il capo del villaggio supplica il governatore militare israeliano di sospendere il coprifuoco per permettere di festeggiare il matrimonio del figlio, il militare accetta a condizione che la festa finisca a mezzanotte e che lui e i suoi ufficiali siano invitati come ospiti d’onore. Il vecchio accetta perché in occasione di una festa, anche il nemico deve essere tollerato…

Speranza velata di Norma Marcos
55 min./ colore/ Beta/ Francia – Palestina/ Sottotitoli in italiano/ 1994.
La condizione della donna palestinese attraverso 5 ritratti di donne palestinesi.
Detained di Anat Even
73min/colore/Beta/ Sottotitoli in italiano/ Israele/2001. Tre vedove palestinesi vivono insieme ai loro 11 figli in una casa ad Hebron. Sul tetto, l’esercito israeliano ha insediato una postazione da cui controlla la parte palestinese della città. Costantemente circondate dai soldati le tre donne vivono una situazione perversa: l’occupazione diventa una routine e l’assurdo diventa normale… Una prigione dentro la prigione.

Sotto le bombe di Phlippe Aractingi.
98 min/colore/Francia, Gran Bretagna, Libano/ 2007.
Libano, 2006. All'indomani dell'annuncio del cessate il fuoco tra l'esercito israeliano e i militanti Hezbollah, Zeina parte da Dubai alla ricerca disperata della sorella e del figlio. Giunta in Libano, attraverso la Turchia, incontra un tassista disposto a condurla per trecento dollari nel sud del paese. Tony e Zeina intraprenderanno un viaggio nel cuore di una terra martoriata dalle bombe, imparando a conoscersi e affrontando insieme un futuro incerto.

Arna’s Childrens di Juliano Mer Khamis.
84 min/colore/Israele, Palestina, Paesi Bassi, 2003.
Yussef compie un attacco suicida nel 2001. Ashraf viene ucciso dall'esercito israeliano nel 2002. Alla, a capo di un gruppo di resistenti, trova la morte nel 2003. Il regista, che li ha filmati quando erano promettenti attori bambini nel gruppo teatrale da lui fondato insieme alla madre Arna, nell'aprile del 2002 torna al campo profughi di Jenin, per capire che cosa ne è stato dei ragazzi che ha conosciuto e amato...